Ben tornato a casa, Coach!
Senza dubbio il ritorno a casa di Coach Ortasi è la novità più importante della stagione appena cominciata per quanto riguarda l'Aronne Gardini Basket 2001. Marco è stato, quindici anni fa, uno dei fondatori della nostra società e, anche se la carriera di allenatore l'ha portato altrove, non ha mai tagliato il cordone ombelicale con la “sua” squadra d'origine.
Facciamo un riassunto della sua carriera. Nella primavera del 2002, assieme a Luca Bonetti ed Ettore Scolaro con cui aveva giocato nelle giovanili dei Rangers Fusignano e in seguito allestito la squadra amatori per la Polisportiva Maiano, fonda l'Aronne Gardini Basket a S. Agata sul Santerno. Nelle prime stagioni è contemporaneamente giocatore e allenatore della Prima Squadra che partecipa al campionato di Prima Divisione e lancia la prima leva del minibasket locale insieme ad Andrea Bondi (oggi responsabile tecnico a Forlimpopoli) e un giovane e inesperto Andrea Gemignani. Ben presto capisce che allenare è la sua vera passione e alle squadre che già segue - nel frattempo l'AGB 2001 approda a Fusignano - aggiunge i Propaganda (categoria giovanile ora non più esistente, corrispondente agli attuali Under13) per la società di Lugo e il minibasket a Barbiano. Nel 2003/04 conduce la Prima Squadra ai playoff perdendo di misura la finale contro Bivio Montegelli. L'anno seguente l'AGB 2001 viene ammessa al Campionato di Promozione e Marco, continuando a esserne head coach, diventa anche vice-allenatore di Franchella a Lugo in serie C Nazionale, vincendo subito il campionato, e con esso la promozione in serie B, contro Recanati. L'anno seguente mantiene gli stessi incarichi ma al termine della stagione Lugo vende il titolo sportivo di B e ricomincia dalla Serie D, stavolta con Ortasi capo-allenatore e responsabile del settore giovanile e deve, anche per motivi regolamentari, ridurre il suo rapporto con Fusignano, occupandosi solo del minibasket. Dal 2006/07 comincia la scalata della Lorenzo Zanni Basket guidata dal nostro coach: quinto posto in serie D, perde la finale l'anno successivo contro l’AICS Forlì, ammessa alla C Regionale termina al terzo posto. L'anno dopo ottiene la promozione in C Nazionale contro Imola, nei due campionati di C successivi si classifica terzo e quinto, e al terzo anno vince il campionato conquistando la Serie B. Il primo anno di B Lugo si salva con buon anticipo ma l'anno successivo, quello appena trascorso, dopo 15 giornate, si verifica il primo esonero della carriera di coach Ortasi che ha fatto però in tempo a togliersi la soddisfazione di battere la Fortitudo Bologna che poi salirà in serie A2. La possibilità di un nuovo grande progetto con Fusignano riprende da questo punto, dopo dieci anni in cui a Lugo Marco ha ottenuto tre promozioni sul campo.
Coach, com'è tornare a casa?
Bello, davvero, e non lo dico per ruffianeria. Dopo anni esaltanti ma anche complicati, nei quali lentamente il basket è quasi passato in secondo piano rispetto a tutti gli altri aspetti gestionali e organizzativi, tornare alle cose semplici e al lavoro in palestra in compagnia degli amici di una vita è come una boccata di aria fresca. Riassaporo il gusto di allenare, di condividere questo percorso con delle persone che mi hanno voluto a costo di rinunce personali, di far crescere un movimento e costruire qualcosa che duri nel tempo, e non per una sola stagione, cosa che ormai pare l'unico orizzonte temporale che si danno molte società.
Non hai vissuto il tuo rientro nella casa madre come un declassamento?
Non sono così ipocrita da fingere di non aver cercato di ricollocarmi a livello professionistico. Da quando sono rimasto a spasso a metà della stagione scorsa, ho visitato diverse realtà di Serie A ma non ho trovato una collocazione che facesse al caso mio. Ma non per questo il ritorno a Fusignano è amaro, anzi. Allenare a certi livelli diventa un compito più politico che tecnico e la politica logora rapidamente. Mi sono trovato a dover gestire talmente tante cose, dagli allenamenti allo studio degli avversari, dai rapporti con giocatori che guadagnavano molto più di me a quelli con la stampa, il tutto cercando di tenere assieme il discorso tecnico per qualcosa come 15 squadre diverse, fra cui tre formazioni giovanili che partecipavano a campionati élite (mai successo prima a Lugo). Tutto questo, nonostante ritenga l'allenatore di basket il mestiere più bello del mondo, mi stava fisicamente ammazzando. Ammetto di non averla cercata ma questa nuova esperienza professionale giunge probabilmente nel momento giusto, per rimettere le cose nella giusta prospettiva: Fusignano è un terreno fertile per il basket che in questi anni è stato coltivato con passione dai ragazzi assieme ai quali ho fondato la società agli inizi del nuovo millennio.
Cosa ti ha lasciato la lunga parentesi lughese?
Ovviamente tanto. Confrontarmi con un presidente particolare come Rossi, molto più presente di quanto non lo siano normalmente i proprietari delle squadre, mi ha insegnato molto, soprattutto nella gestione delle risorse e nell'ottimizzazione dei costi. Aspetti che ai profani potrebbero sembrare poco connessi col ruolo di allenatore ma basti pensare a quante società sportive chiudono ogni anno per rendersi conto quanto siano strategici, a maggior ragione in una piccola società. Per fortuna il nostro presidente Bonetti è persona altrettanto valida e in più è un fratello: non potrei chiedere di meglio.
Cosa cerchi di portare a Fusignano di nuovo?
Quelle cose che le società delle serie superiori già da tempo cercano di attuare ma che in una realtà come Fusignano non si erano potute portare avanti finora per il tempo e l'attenzione che richiedono. Sto cercando di compattare lo staff, giovane e capace (le nuove leve Melissa Gentili, Alessia Negri e Laura Villa oltre alle colonne Andrea Gemignani, Ettore Scolaro e Massimo Dragoni), in un progetto tecnico di “squadre comunicanti” dove ogni coach non va per la sua strada, incurante di quando i suoi ragazzi passeranno in altre mani. Abbiamo aperto una convenzione col Centro Medico Polifunzionale di Fusignano per prevenire e affrontare con attenzione le criticità fisiche dei nostri atleti, anche i più giovani. Allo stesso scopo stiamo organizzando l'accesso alla sala pesi Corpovivo per migliorare l'approccio con questa pratica, che spesso i più giovani affrontano in maniera sbagliata. Stiamo cercando di aumentare la nostra visibilità, coinvolgendo famiglie e amici attraverso i social media e ristrutturando il sito web per una comunicazione più efficace, anche al fine di renderci più appetibili agli occhi delle aziende locali che vogliono dare il loro contributo nello sport e nella vita cittadina. Insomma, stiamo cercando di crescere in tutte le direzioni, di fare cultura sportiva e non solo di vincere delle partite di basket.
Non ti mancheranno le sfide ad alto livello a cui ti eri abituato?
Quelle mi mancano sempre, come mi mancano le trasferte in pullman coi ragazzi in giro per i campi di tutta Italia, le discussioni di strategia fino alle ore piccole, il confrontarsi e battere colleghi che ho sempre stimato, alcuni dei quali mi avevano fatto da maestri nei corsi per allenatori. Ma non ho intenzione di abbandonare il progetto Fusignano alla prima occasione o per una sostituzione di pochi mesi. Penso prima alle persone importanti della mia vita: mia moglie, mia figlia e i miei amici.
Quali sono le sfide che ti aspetti di affrontare a Fusignano?
Sono sfide di tipo diverso, ma non per questo facili o meno stimolanti. Stavolta la sfida è col territorio. Fusignano è indubbiamente un paese piccolo e so bene quanto è arduo portare avanti dei progetti sportivi a lungo termine con questi chiari di luna, visto che quando ero a Lugo ho gestito, tra le altre cose, l'assorbimento della società di Bagnacavallo, che pure ha il doppio degli abitanti di Fusignano. Senza contare che in città non ci sono scuole superiori e quando i ragazzi cominciano ad allontanarsi da casa per studiare, spesso li perdiamo come giocatori. La sfida sta nel cercare di consolidare una bella realtà, lavorando su tutti i fronti. Rinnovare continuamente il contributo alla nostra comunità e realizzare il sogno di quei tre ragazzi di vent’anni per Fusignano.